1, 12, 365, 8760

Vorrei essere il vestito che porterai
il rossetto che userai
vorrei sognarti come non ti ho sognato mai
ti incontro per strada e divento triste
perchi poi penso che te ne andrai.

Vorrei essere l’acqua della doccia che fai
le lenzuola del letto dove dormirai
l’hamburger di sabato sera che mangerai… che mangerai
vorrei essere il motore della tua macchina
cosl di colpo mi accenderai.

Tu tu non mi basti mai
davvero non mi basti mai
tu tu dolce terra mia
dove non sono stato mai.

Debbo parlarti come non faccio mai
voglio sognarti come non ti sogno mai
essere l’anello che porterai
la spiaggia dove camminerai
lo specchio che ti guarda se lo guarderai… lo guarderai
vorrei essere l’uccello che accarezzerai
e dalle tue mani non volerei mai.

Vorrei esser la tomba quando morirai
e dove abiterai
il cielo sotto il quale dormirai
cosl non ci lasceremo mai
neanche se muoio e lo sai.

Tu tu non mi basti mai
davvero non mi basti mai
io io io ci provo sai
non mi dimenticare mai

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Una risposta a “1, 12, 365, 8760”

  1. aswife dice:

    Amore a prima vista

    Sono entrambi convinti
    che un sentimento improvviso li unì.
    E’ bella una tale certezza
    ma l’incertezza è più bella.

    Non conoscendosi prima, credono
    che non sia mai successo nulla fra loro.
    Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
    dove da tempo potevano incrociarsi?

    Vorrei chiedere loro
    se non ricordano –
    una volta un faccia a faccia
    forse in una porta girevole?
    uno “scusi” nella ressa?
    un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
    – ma conosco la risposta.
    No, non ricordano.

    Li stupirebbe molto sapere
    che già da parecchio
    il caso stava giocando con loro.

    Non ancora del tutto pronto
    a mutarsi per loro in destino,
    li avvicinava, li allontanava,
    gli tagliava la strada
    e soffocando un risolino
    si scansava con un salto.

    Vi furono segni, segnali,
    che importa se indecifrabili.
    Forse tre anni fa
    o il martedì scorso
    una fogliolina volò via
    da una spalla all’altra?
    Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
    Chissà, era forse la palla
    tra i cespugli dell’infanzia?

    Vi furono maniglie e campanelli
    in cui anzitempo
    un tocco si posava sopra un tocco.
    Valigie accostate nel deposito bagagli.
    Una notte, forse, lo stesso sogno,
    subito confuso al risveglio.

    Ogni inizio infatti
    è solo un seguito
    e il libro degli eventi
    è sempre aperto a metà.

    Wislawa Szymborska

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