Vi consiglio di leggere questo articolo su Repubblica sugli iscritti alla CGIL che votano a destra, Lega o PDL che sia. Qui da me almeno 1/3 degli iscritti alla Cgil sono storici elettori di AN e Lega, ma ritengono che la Cgil sia il sindacato che meglio possa rappresentarli.
Qualche giorno fa Epifani, sempre in una intervista su Repubblica (ahime non online), offriva una risposta molto sbrigativa dicendo che i valori della Cgil non sono gli stessi valori dei partiti di destra; il grosso errore è che ormai il lavoratore tiene assolutamente divisa quella che è “azione sindacale” da quella che è “azione partitica”. Il sindacato si occupa della vita aziendale a cominciare dai problemi piccoli fino a quelli contrattuali, mentre il partito è quello che deve governare tenendo conto di tutti gli aspetti. I sindacati aziendali, anche al massimo livello, non hanno mai come controparte il Governo, ma gli imprenditori di quella categoria e questo aiuta nella “doppia militanza”; questo non vale solo per una categoria di lavoratori: i dipendenti dello Stato.
Il sindacato è in fase di trasformazione, sempre meno soggetto di azione politica, sempre più oggetto di rappresentanza mirata. Questa trasformazione è in corso da anni, ma credo faccia fatica a salire ai vertici della triplice che corrono il rischio di perdere il contatto con la propria base diventando quindi meno rappresentativi e quindi con minor peso contrattuale.
Il secondo rischio che corrono i sindacati e appiattirsi sul settore pubblico, comunque rilevante come numero di iscritti e di lavoratori, a scapito del privato che forse di più necessita di tutela e rappresentanza rispetto agli statali. La Cgil, rispetto a Cisl e Uil, è sembrata meno appiattita sugli statali e più attenta al settore privato, soprattutto il metalmeccanico, e questo gli assicura un grande vantaggio generato dai molteplici punti di vista.