Beppe il democratico

Alessandro Giglioli vuole intervistare Beppe Grillo per L’espresso e nel suo blog, Piovono Rane, racconta la sua disavventura con il comico genovese. Tutta da leggere!
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Quindi il giorno stesso telefono a Grillo sul suo cellulare per proporgli un’intervista sul tema del V-day contro la stampa, la “vera casta” come dice lui.

Grillo mi risponde quasi subito, con gentilezza, ma nicchia un po’ sull’intervista: “Io sono un monologhista”, mi dice testualmente. “Invece dell’intervista le scrivo un pezzo io e voi lo pubblicate su L’espresso”.

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2 risposte a “Beppe il democratico”

  1. Phitio dice:

    ATTENZIONE

    ho preso paro paro una lunga risposta dal blog dell’espresso, perche’ smonta fino ai minimi termini l’impianto della accusa a Grillo, evidenziando, in maniera molto istruttiva, che cosa si puo’ davvero fare con un edificio retorico ben congegnato.

    E’ proprio vero che la Rete ha al suo interno gli anticorpi giusti 🙂 🙂

    # Alessandro ha scritto:
    11 Gennaio, 2008 05:34

    Caro Gilioli,
    l’assertività è una struttura di DIALOGO (non monologo) artificiosa che evita accuratamente certe parole scomode come la parola problemi, e quindi invece di chiedere ad un interlocutore che problema c’è si dice: come posso aiutarla?
    L’assertività evita accuratamente di porre domande chiuse, ovvero quelle domande le cui uniche risposte sono sì o no.
    Questa è l’assertività, viene palesemente utilizzata nei rapporti commerciali e in tutti i front end, perlomeno così dovrebbe essere ma non è, perchè i dipendenti che fanno quei lavori a contatto col pubblico dopo un pochetto che la applicano si dimenticano delle sue regole e nel contempo si scocciano d’utilizzare una struttura di dialogo così artificiale, per cui smettono di utilizzarla progressivamente ripescandola solo nei casi di conflitto con avventori aggressivo polemici, e non per altro, quindi una tecnica artificiale da dialogo e non da monologo.
    Questa è l’assertività.
    Ormai chi fa un corso di comunicazione ha l’assertività inserita nel corso, robetta conosciuta dai più.

    Per cui ora parto dalle sue domande.

    Gli chiedo ad esempio se non ritiene che i giornali e la Rete possano convivere, visto che la tivù non ha ucciso la radio.

    E’ molto probabile che i giornali di carta e la rete non possano convivere perchè pare (sarà felice del condizionale sul mio controfattuale=posizione debole finchè non diventa realtà) che la rete possa sostituire contemporaneamente giornali e tv, e azzardando poco forse anche la radio, dato che in web attualmente tutto questo è già racchiuso in un unico mezzo, in ogni caso una strategia razionale seria porterebbe ad uniformare il mezzo con contenuti differenti, cioè scritto, audiovideo con scritto o meno, solo audio, tutto su web.
    Non penso che i giornali in quanto scritto possano venire eliminati dal web ma fusi per incorporazione in esso.
    Già accade quanto ho appena scritto, per cui la spontanea evoluzione della cosa è indirizzata lì e la rete permette un feedback inverso da fruitore media verso il media, che altrimenti non c’è, permettendo alla voce del popolo di prendere posizione su tutto e la cosa è evidente, lo sto facendo sulla testata dell’Espresso.

    Se non crede che grazie alla loro buona salute economica molti giornali possano fare anche ottime inchieste, e gliene elenco alcune di questo e di altri giornali. Gli faccio l’esempio di Mastella, su cui diversi giornali hanno fatto inchieste ampiamente riprese dallo stesso Grillo nel suo blog.

    No, ottime inchieste lo dice lei, pare che le ottime inchieste le faccia la magistratura e poi viene fermata dalla politica con l’appoggio di campagne mediatiche con logiche dementi (De Magistris, Forleo, per indicare solo gli ultimi), quando va bene i giornali migliori sono dei panini alla Mimun dove si trova tutto ed il contrario di tutto, cioè alla fine s’ha confusione e come dice Umberto Eco: nei media chi parla per ultimo si prende la ragione!
    Poi dato che la buona salute economica dei giornali dipende più dagli investimenti pubblicitari che dal numero di copie vendute la invito a dire pubblicamente quante volte gli uffici Relazioni Esterne di Telecom, Enel, Eni, Fiat (per citarne solo alcuni dei grandi inserzionisti che fanno pressioni), sono intervenuti sull’editore per armonizzare quanto viene pubblicato, cioè telefonate alla Berlusconi Saccà (pecunia non olet).
    La libera informazione è impossibile in un sistema capitalistico per il semplice fatto che si dovrebbe liberare prima il sistema dal potere del capitale su tutto il resto e poi sarebbe libera sempre che non venga strangolata dal potere politico, per cui no, mancano i prerequisiti e l’analisi non è mia ma di Chomsky.

    Gli chiedo dunque se non pensa che sia sbagliato mettere sullo stesso piano i quotidiani di partito inesistenti che prendono soldi direttamente dallo Stato e i giornali veri – magari perfino utili al dibattito sociale e al controllo sulla politica – che hanno solo detrazioni postali e contributi per la carta.

    Le ho risposto prima, comunque le do ancora qualche parola, saranno parole da accademia.
    Lei sta giocando alle differenze per rompere il sottile nascosto fil rouge che lega le cose sopra la loro apparente caoticità.
    E’ un noto sistema retorico che si fonda sulle 7 inconciliabili opposizioni della semiotica di qualsiasi linguaggio (si veda U. Eco in Semiotica e Filosofia del Linguaggio, qui non dimostrerò le 7 opposizioni 1 ad 1).
    L’insieme giornali è un insieme.
    Com’è noto nell’insieme Giornali ci sono altri sottoinsiemi, quelli di partito, quelli dello psiconano, quelli di confindustria, etc.
    E’ noto da tanto tempo (fin da Zermelo & Fraenkel) che i singoli componenti appartenenti ad un insieme ed ai suoi sottoinsiemi non hanno mai rapporto di identità (è il segno uguale, questo: =) ma rapporto di relazione (è il segno che somiglia all’uguale, questo: ≡), per cui l’appartenenza all’insieme media che è sottoposto al potere economico unito a quello di casta politca non può che fluttuare di valore da relazione a realzione ma non sparire (altrimenti non apparterebbe all’insieme media, lapalissiano), per cui se s’intende risolvere il problema (come vede non sono assertivo) è necessario eradicare la questione sterilizzandola a pieno.
    La sua piccola boutade retorica è caduta qui, ai piedi di Zermelo & Fraenkel, per le generalzzazioni espresse con la semantica inclusa nella semiotica la rimando ai fuzzy concept (concetti SFUOCATI perchè composti da relazioni mai identiche) per cui nuovamente all’ottimo testo di U. Eco su Semiotica e Filosofia del Linguaggio, le generalizzazioni sono espressioni correttissime quando hanno un riscontro reale, il loro limite è la mancanza di identità con presenza di relazioni congiunta all’impossibilità di completezza, cioè in volgare: parlano della mutevole rete di relazioni di una tendenza generale escluse poche eccezioni, e francamente ora che ho finito mi sono pure divertito a fare questo sunto di Semiotica del Linguaggio.

    Gli chiedo se è consapevole che con l’abolizione totale e indistinta delle provvidenze probabilmente morirebbero voci come il Manifesto o come l’Internazionale, su cui lui stesso scrive una pagina ogni settimana, e gli chiedo se questo secondo lui sarebbe un passo in avanti per la nostra società.

    Questa ovvietà non c’è, un traslaggio dalla carta al web eliminando i costi di stampa e distribuzione?
    Riducendo la forza della pressione economica degli investimenti pubblicitari?
    Oppure le potrei dare tante altre risposte, rimane il fatto che i giornali sono sotto la leva del potere economico e poi politico, per cui non sono liberi, fanno propaganda, più che informare.
    Non riesco ad affezzionarmi ad alcuna propaganda.
    Noto con piacere che questa domanda porta ad un rischio di contraddizione con la prima domanda, cioè qualsiasi risposta si dia alla prima domanda la risposta che qui viene data deve essere coerente ad essa altrimenti chi risponde si contraddice.
    Lei non c’ha messo pochi minuti nel fare le sue domande, ha preparato molto bene tutto l’impianto retorico di questo pezzo, sta facendo propaganda, abbia il coraggio e buongusto di dirlo.

    Gli chiedo perché nel discorso di Capodanno ha esaltato come “ultimi giornalisti liberi” Biagi e Montanelli contrapponendoli a tutti gli altri, visto che anche Biagi e Montanelli scrivevano sui grandi giornali secondo lui servi e di “casta”.

    Perchè si sono ribellati alla forza di quel potere economico di cui ho citato in seconda risposta mutuando il giusto pensiero di Chomsky.
    Rispondo anche a questo cortocircuito smontandolo.
    Un sistema finto democratico ma sotto controllo completo del potere economico e politico dove la libertà di stampa è solo una parola vuota, per fingersi democratico deve lasciare spazi marginali ai dissidenti reazionari e così facendo si autocrea (autoreferenza auotofaga, tecnica furba) l’alibi all’accusa d’essere un regime.
    Per esempio negli USA i testi di Chomsky ci sono, ma sono relegati in unica copia negli antri bui e polverosi delle biblioteche, così facendo non si può dire che non sia libero di pubblicare e che i lettori non siano liberi di fruirne, si rende semplicemente difficilissimo trovarlo e marginale la diffusione del suo pensiero analitico (sono solo tecniche furbe).
    Altro esempio, il caudillio Franco lasciava gli oppositori liberi di fare satira ed altro nei teatri, era marginale l’impatto comunicazionale.
    Montanelli e Biagi sono diventati esempi d’impertinenza al sistema di potere quando esso è diventato così sfacciato con lo psiconano che ogni tolleranza di mediazione era impossibile.
    Lo psiconano ha sabgliato molto, è stato troppo grezzo, tracotante e palese, non subdolo come è questo sistema a finta democrazia con finta libertà di stampa.

    Gli chiedo se in questo suo condannare senza eccezioni i giornali e i giornalisti ce n’è qualcuno che salverebbe, che secondo lui non fa parte della casta.

    Questo è il gioco: chi salvi dal buttare giù dalla torre?
    Qualsiasi risposta che non sia descrivere cos’è la domanda posta comporta una motivazione che si rivela ingiustificabile all’infinito, per cui opinabile all’infinito.
    Francamente al posto di Grillo (quindi con la sua posizione) con queste domande le avrei risposto papale papale le sue stesse parole, questa non è un’intervista fatta con 2 domandine buttate lì in 2 minuti, è un prodigioso potentissimo attacco semiotico semantico retorico studiato con sapienza e ne sto tratteggiando i passi per fare vedere al web con che gente abbiamo a che fare, studiate per fottere il prossimo, come cantava Luca Carboni in una nota canzone.
    Quanto scritto in precedenza porta a rispondere NO.
    Questo suo articolo porta a rispondere NO.

    Gli chiedo se considera parte della casta anche quelle migliaia di giornalisti sottopagati e precari che ormai lavorano in gran parte delle redazioni.

    Sì, casta dell’informazione, fanno parte della macchina di propaganda del sistema, non se ne vede ribellarsi sia al loro sfruttamento economico che al loro servislismo al sistema finto democratico finto libera informazione.

    Gli chiedo come può dire che tutti i giornalisti sono casta, visto che la grandissima parte di loro ha come unico privilegio il biglietto gratis ai musei, e per il resto si paga come tutti gli altri comuni mortali la casa, il cinema, il treno, l’autobus, il biglietto allo stadio e così via.

    Lo sono, fate parte del sistema di controllo del popolo (sempre per l’analisi di Chomsky).

    Già che ci sono, gli chiedo perché non risponde mai agli altri blog, visto che predica i blog come mezzo di comunicazione dell’avvenire.

    Ma perchè un Blog non è un Forum!

    Con tutte le differenze che comporta.

    Perchè non la vedo sul Blog di Grillo a rispondere?

    Perchè ho visto al TG1 di Riotta la mail di un blogghista messa in chiaro accusandolo d’avere minacciato un giornalista del Tempo che ha fatto un pezzo scandaloso?

    Perchè visto che conosco la persona, i fatti, ho visto il video, conosco tutto, ed è una palese strumentalizzazione, è passato tutto come i blogger di Grillo sono dei pericolosi violenti e tutto proprio dopo il V day?

    Sa quanti perchè le posso porre, su sgommi a scrivere un altro pezzo, con la sapienza con cui ha scirtto questo, ma sappia che ogni giorno che passa fallisce sempre un po’ di più.

    Questa è la libera informazione che abbiamo in Italia, na buffonata con sapienti utlizzatori delle parole per saponare i cervelli del popolo.

    Arrivederci Gilioli.

    Piesse
    Piovono parole, parole di fuoco, parole di verità, anche se lei scrive piovono rane e chi legge per comprendere cosa c’è scritto si forma diligentemente nell’occhio della sua mente in mdo automatico inconsapevole l’immagine di una pioggia di rane non tutti quelli che leggono sono inconsapevoli degli automatismi mentali, della semiotica, della semantica, delle strutture retoriche, per cui ora deve per forza di cose immaginare me.
    E la sto guardando sorridendo, dall’alto al basso e dal basso all’alto, a voi casta media e non media bisogna mangiarvi in testa.

  2. Massimo dice:

    Smonta?
    A me non pare proprio.
    A me pare invece che riaffermi con ancora più forza l’impressione che Grillo ed i suoi Grillini abbiano un raccapricciante senso di superiorità e soffrano di una monumentale mania di grandezza che li porta sempre a dire “Io so tutto, voi non capite nulla, ora vi spiego come stanno le cose”.
    Ditemi cos’è questo lungo sproloquio pieno di paroloni incomprensibili (e a volte inesistenti… si dice TRASLAZIONE, non TRASLAGGIO, tanto per fare un esempio) se non quella becera propaganda che si accusa i media tradizionali di fare?
    Comunque, alla fine del discorso, tolte le migliaia id parole inutili, non e’ stata data una risposta a nessuna delle domande di Gilioli.
    Questa struttura di dialogo che porta a fare lunghi giri di parole per dare una non risposta coma si chiama?

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