Il Presidente della Repubblica ha chiesto che il 17 marzo fosse proclamato, solo per questo anno, giorno di festa per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Il Governo ha da subito accolto l'idea di Napolitano proclamando il giorno di festa. Da quel momento è iniziato il fuoco di fila di dichiarazioni degli imprenditori, capitanati da Marcegaglia, contro questo giorno di festa e paventando disastri economici immani a causa del teorico ponte con venerdì 18.
Il giorno di festa è diventato di colpo un'emergenza nazionale che coinvolgeva tutto l'arco costituzionale pro o contro, per ragioni economiche e politiche, alla proclamazione. Questo Governo non può certo scontentare gli imprenditori che più di una volta gli hanno parato il culo (salvataggio Alitalia in primis), ma non poteva certo opporsi al volere di Napolitano motivato e circostanziato e in ultimo gli ex di AN non potevano farsi scippare di mano la festa dell'Italia e cedere ai dettami della Lega.
Serve una soluzione, dobbiamo trovare una soluzione, trovata la soluzione: facciamo pagare la festa ai lavoratori!!
Eh? Come? Scusa?
Il decreto del Governo, non ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dispone che rimarremo a casa il 17 marzo a festeggiare l'anniversario dell'Unità d'Italia, ma in cambio perderemo un giorno di festività soppressa e per la precisione il 4 novembre.
Quindi ai lavoratori dipendenti verrà tolto un giorno di festa che, in base ai contratti, potevano usare anche come singole ore di permesso e gli industriali non spendono nulla. Le 8 ore di lavoro che verranno perse il 17 marzo saranno recuperate dalle otto ore di lavoro in più lavorate perdendo il 4 novembre. La festa per il 150° anniversario è completamente sulle spalle dei lavoratori dipendenti.
Ps: 25 aprile = lunedì di Pasqua, 1 maggio = domenica, 25 dicembre = domenica.
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Una risposta a “La festa dei padroni”
Il giorno che gli imprenditori italiani correranno il rischio d’impresa sulle proprio spalle piuttosto che quella dei lavoratori allora quello sarĂ un giorno di festa.
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